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L’INTERVISTA – Alexandre Del Valle: “È stato un errore fatale lasciare i musulmani d’Europa agli islamisti”




di SOUAD SBAI


Qual è la sua opinione sull’incremento dell’islamizzazione radicale in Europa e quali potrebbero essere i rischi associati?


Se definiamo l’islamizzazione radicale in Europa come la fanatizzazione dei musulmani qui presenti, che sono sempre meno integrati e sempre più controllati da leader integralisti, paesi islamici anti-occidentali o anti-democratici, o ideologicamente ostili, e organizzazioni panislamiche teocratiche sovversive, si tratta di una vera bomba ad orologeria.


I problemi sono i seguenti, su diversi piani e scale: primo, il controllo sovversivo delle comunità islamiche e delle reti di moschee e centri islamici da parte di paesi e organizzazioni internazionali panislamiche proseliti crea un’ingerenza pericolosa a livello geopolitico. Secondo, questa crescente fanatizzazione dei musulmani d’Europa crea una frattura gravissima e compromette il ‘vivere insieme’ e l’armonia nazionale, divide la nazione, e fa nascere all’interno di essa una quinta colonna strumentalizzata da forze straniere e internazionali sovversive.


Terzo, un musulmano che segue l’imam o l’ideologo islamista, che gli chiede di non integrarsi e di combattere o rifiutare i valori laici e liberali delle nostre società, visti come ‘perversi, islamofobi, razzisti, anti-musulmani, xenofobi, blasfemi, coloniali, ecc.’, è un potenziale jihadista perché la strategia dei ‘taglia lingue’, come dice Magdi Allam, consiste nel ‘paranoizzare’ e ‘vittimizzare’ i musulmani e nella demonizzazione della società occidentale nella quale vivono, quindi incita a separarsi volontariamente dalla nazione e a combatterla, ciò che può sfociare logicamente nel jihadismo dei ‘taglia gole’. Quarto, è grave lasciare i nostri concittadini o connazionali di confessione islamica nelle mani degli oscurantisti perché è una forma di disprezzo e di razzismo inconscio pensare che l’illuminismo, la razionalità o la laicità valgano solo per gli occidentali giudeo-cristiani e non per quelli che provengono dal mondo islamico.


Qual è la responsabilità dei nostri dirigenti?


È totale e gravissima, e ne stiamo già pagando le conseguenze. Questo giudizio è inappellabile. Max Weber parlava di ‘etica di responsabilità’ che bilancia ‘l’etica di convinzione’. Facilitando l’islamismo radicale in Europa, i nostri leader hanno tradito le loro convinzioni democratico-liberali ed sono stati totalmente irresponsabili. Ne ho parlato con Sarkozy in Francia, che fece l’errore di affidare l’islam ufficiale francese (CFCM) ai Fratelli Musulmani, l’equivalente dei vostri UCOII, e nel 2001 con Andreotti, nel suo ufficio del Senato e nella Fondazione De Gasperi, anni dopo che lui aveva appoggiato la costruzione a Roma di una delle più grandi moschee d’Europa, appoggiata e finanziata dai paesi del Golfo con una visione oscurantista e totalitaria dell’Islam.


Quando gli dissi che la nostra-vostra apertura all’islam saudita salafita intollerante non sarebbe mai stata ripagata con un’apertura per i cristiani nel mondo islamico, lui mi rispose ‘Sì, lo so, ma da loro la reciprocità non è prevista né concepibile’. Allora gli dissi: se lo sa, perché accettare l’assenza di reciprocità? Tutti gli altri dirigenti occidentali legati ai paesi del Golfo, che non ritengono fondamentale difendere l’identità occidentale giudeo-cristiana perché ragionano solo in termini economici o sostituiscono la nostra identità con i valori astratti del multiculturalismo e della ‘globalizzazione felice’, hanno abbandonato la ‘politica di civiltà’ e ci hanno reso vulnerabili ai nemici esterni ed interni della nostra civiltà. In Italia, adesso, i Fratelli Musulmani non smettono di criticare la cosiddetta ‘islamofobia’ delle istituzioni italiane ed europee, come si è visto di recente in Italia quando i Fratelli Musulmani dell’UCOII (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia) hanno diffuso nei giornali e sui social un ‘appello alle Reti Mediaset’ con lo slogan ‘Basta discriminazioni’. Chi conosce l’antisemitismo strutturale dei Fratelli Musulmani, dei loro testi di riferimento (Youssef al Qardaoui, Said Ramadan) e la loro paternità nel creare il jihadismo moderno (Said Qutb) e anche Al Qaïda (Abdullah Azzam) e il Hamas (Cheikh Yassine), senza dimenticare la loro alleanza storica prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale con i nazisti tedeschi in Egitto, Siria o nei Balcani (Gran Mufti di Gerusalemme), rimane scandalizzato dall’audacia di questi fanatici e il loro doppio viso. Il loro vittimismo è una strategia per strumentalizzare l’antirazzismo e sedurre la sinistra antirazzista e terzomondista affinché il loro antisemitismo antisraeliano e il loro oscurantismo siano nascosti dietro la retorica multiculturalista.


Da ciò nasce la contraddizione dei nostri dirigenti che combattono l’intolleranza, il razzismo, il nazifascismo dell’uomo bianco, ma mai il totalitarismo e il razzismo altrettanto pericoloso ma più esteso dell’homo islamicus. Spiega anche il fatto che i veri ultimi fascisti-nazisti-razzialisti europei sono spesso convertiti all’islam radicale con finalità antisemite. Ho spiegato tutto questo nei miei saggi ‘Rossi Neri Verdi’ (Lindau) e ‘Il Complesso Occidentale’ (Paesi editore).


Ritiene che ci stiamo avvicinando a uno shock globale?


Per il mio ultimo saggio francese, presto tradotto in Italia, ho scelto insieme al mio co-autore, l’ex presidente della Sorbonne, Jacques Soppelsa, il titolo provocatorio ‘Verso lo shock globale?’, con il sottotitolo ‘La globalizzazione pericolosa’, perché volevamo evidenziare i lati oscuri della mondializzazione e svegliare gli Europei che vivono (dalla caduta del muro di Berlino) nell’illusione che la pace fosse eterna sui nostri territori e la guerra limitata ai paesi poveri del Sud. Si credeva che si potesse fare la guerra agli altri per esportare i nostri valori democratici liberali (ex-Jugoslavia, Iraq, Libia, ecc.), e poi continuare a sfruttare le risorse dell’Africa e produrre a bassi costi in India o in Cina senza mai subire il boomerang e senza che il ‘resto del mondo’, detto ‘multipolare’, si ribellasse. Si credeva che la NATO potesse estendersi come l’UE sempre più a est e anche installare missili o anti-missili e basi NATO nei Balcani e ai confini della Russia senza mai entrare in conflitto con essa. Il saggio mostra i lati negativi e gli aspetti pericolosi della globalizzazione promossa dall’Occidente anglosassone, che, in funzione anti-sovranista e anti-identità, è stata promossa dall’Occidente con una lettura cosmopolitica, mentre l’ex-terzo mondo cinese, indiano e altri paesi emergenti ‘multipolaristi’ (Indonesia, Malesia, Turchia, Egitto, Brasile, Arabia Saudita, Qatar, ecc.) concepiscono e sfruttano la globalizzazione come un’arma di conquista non per aderire al cosmopolitismo anti-identità e anti-sovranista come noi, ma anzi per aumentare la loro potenza nazionalista, quindi in funzione identitaria e a volte neo-imperiale. Nei 14 capitoli tematici, affrontiamo le tensioni tra Turchia e Grecia-Cipro, la guerra Russia-Ucraina, la guerra Azerbaigian-Armenia e tanti conflitti in Africa. Poi, è facile osservare che la minaccia dell’islamismo radicale non è scomparsa, anzi, è aumentata sia nel mondo che nelle nostre società aperte a tutti e senza controlli.


Analizziamo la nuova guerra fredda tra Cina-Russia e Occidente, la sfida degli emergenti contro l’Occidente e l’odio crescente verso di lui proveniente da quasi tutte le altre civiltà; la divisione interna degli Europei e l’estensione pericolosa alle porte della Russia; l’ascesa scientifica dei non-occidentali con il rischio di declassazione dell’Occidente; senza dimenticare il nostro suicidio demografico, la crisi economica dei debiti; la contro-globalizzazione in corso, il ritorno della Realpolitik e dell’uso della forza per continuare o rimpiazzare il multilateralismo e la diplomazia, e quindi l’ascesa delle potenze revisioniste che vogliono distruggere l’ordine e lo statu quo internazionali concepiti dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale e del post-Guerra Fredda. È anche fonte di ansia osservare la proliferazione nucleare e degli armamenti balistici e convenzionali, e poi il collasso generale dei trattati di disarmo.


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