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Integrazione e fanatismo. Ricette per i due volti dell’Islam secondo Alexandre Del Valle

La linea di fondo dietro ai fatti di Nizza. Integrazione e lotta al separatismo dei fanatici islamici. Analisi e ricette (per Francia e Ue) da parte del politologo italo-francese Alexandre Del Valle

Quando parliamo con Alexandre Del Valle, politologo, docente, commentatore, esperto di geopolitica e Islam e autore di numerosi testi, la strage nella chiesa della Nostra Signora dell’Assunzione di Nizza non è ancora avvenuta. Quel giorno, il 29 ottobre, segnerà una delle date più tragiche della storia terroristica in Francia: tre persone uccise nella cattedrale della capitale della Costa Azzurra, un tentato attentato sventato ad Avignone, un altro a Sartrouville (vicino Parigi), ancora uno a Lione e infine l’attacco contro il consolato francese di Gedda, in Arabia Saudita. Non sono state azioni coordinate come quelle portate avanti dallo Stato islamico in alcune occasioni, ma gesti spontanei: effetti sommati del maulid, la festa islamica del compleanno del profeta Maometto – che è tornato a essere oggetto di scherno della rivista satirica Charlie Hebdo – e dell’ultima giornata pre-lockdown (causa Covid); ma ovviamente anche dell’ingaggio severo che il presidente Emmanuel Macron ha preso contro l’Islam radicale e dello scontro geopolitica-culturale con la Turchia di Recep Tayyp Erdogan.


Secondo il docente franco-italiano adesso il mondo islamico è molto più “più contaminato dal virus islamista radicale” di quanto non lo era negli anni Ottanta, ma non è troppo tardi: “Dobbiamo liberare i nostri concittadini musulmani e gli immigrati regolari ad inserirsi, integrarsi e ad amare la nostra civiltà e le nostre patrie”. Per farlo però, secondo Del Valle occorre selezionare e controllare l’immigrazione e tenere lontani i predicatori d’odio dai giovani, altrimenti “le nostre società multiculturali balcanizzate diventeranno società sempre più multi conflittuali”.

Una delle posizioni che caratterizzano Del Valle riguarda l’antagonismo alla Turchia, tema a cui ha dedicato diversi lavori con toni molto espliciti: “Perché la Turchia non deve entrare in Europa” è un libro del 2009 edito da Guerini ed Associati, in un altro il paese di Erdogan viene definito “un cavallo di Troia islamista” in Europa. L’argomento è caldissimo, perché sullo sfondo dei più recenti fatti francesi c’è anche la posizione dura presa da Macro contro l’islamismo e il fanatismo islamico che ha prodotto lo scontro con Ankara. Lo studioso francese ricorda quando una quindicina di anni fa parlava al Ppe di Turchia (o meglio, contro la Turchia in Ue) e ricevette dall’allora onorevole Antonio Tajani una risposta di cui rimase “stupito”: “Se non vuole la Turchia in Europa, Lei li vuole mettere al Mare?“. La posizione di Tajani rispecchia quella di Forza Italia, che ai tempi in cui era al governo e si discuteva di far entrare i turchi nell’Ue si specchiava nelle dichiarazioni del presidente Silvio Berlusconi, “meglio avere i turchi con noi che contro di noi“.

Ai tempi si parlava effettivamente di inclusione, sulla spinta dell’idea di costruire un’Europa multiculturale: che c’è di sbagliato? “Queste belle idee hanno trascurato la realtà della Turchia di Erdogan, che pur nascondendo allora un po’ la sua vera faccia nazional-islamista, già stava smantellando l’edificio laico-turco kemalista per fare rinascere poco a poco l’impero panturco-neo-ottomano”. Del Valle spiega che l’errore di fondo sta nell’aver pensato che l’ingresso della Turchia nell’Ue avrebbe reso Erdogan più moderato – è una delle posizioni forti di chi valuta la necessità di avere Ankara nel blocco occidentale euro-americano, unita a considerazioni geopolitiche che riguardano il contenimento di Cina e Russia. Poi ricorda che di fatto comunque non è stata l’Ue a escluderla, ma Ankara a rifiutare di “aprire e chiudere tutti i 35 capitoli dell’aquis comunitario”. In ballo la questione di Cipro (occupata dall’esercito di Ankara nella parte Nord), ma non solo: la Turchia, aggiunge Del Valle, “non vuole conformarsi a regole europee riguardo le libertà pubbliche e private, la libertà religiosa, le minoranze etniche e non musulmane, la libertà di stampa, i diritti dell’uomo e anche il riconoscimento del genocidio armeno”.

Recentemente Del Valle ha pubblicato un nuovo libro – “Il complesso occidentale”, Paesi 2020 – in cui articola il motivo per cui il principale nemico della cultura occidentale per come la conosciamo è la (nostra) rinuncia a difendere la nostra identità e la nostra industria. “Non possiamo vincere una sfida così difficile (lottare contro mentalità oscurantiste) senza un sforzo enorme che chiamo il patriottismo integratore, senza trasmettere loro l’amore della propria nuova patria e senza fargli amare, e anche adottare la nostra civiltà, la nostra storia e le nostre regole democratiche-liberali”. Senza questo, spiega che diventa “logico” che figli d’immigrati s’integrino sempre di meno: “È a questa cultura dell’Odio fine a se stesso che i fanatizzatori di professione (come i Fratelli musulmani da voi rappresentati dall’UCOI o come i Salafisti oppure le Reti neo-ottomane di Erdogan) fanno eco quando invitano i musulmani a non integrarsi, ma al contrario ad esigere attenuanti culturalileggi speciali, velo islamico, cancellazioni dei corsi vietati dall’Islam nelle scuole, e via dicendo”. La chiama “strategie di paranoizazzione” con cui sostiene che “queste lobbies islamiche aiutate dalle forze eversive rivoluzionarie marxiste stanno proprio preparando fenomeni futuri di guerre civili. Pagheremo carissimo l’immigrazione extra-europea incontrollata e il lassismo di fronte ai predicatori islamici radicali che fanatizzano i musulmani contro di noi”. Condividi tramite


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