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Il terrorismo visto dall'Italia. "Sbirri, maledetti eroi. Sorie di coraggio delle forze del

Il terrorismo visto dall'Italia. In occasione dell'uscita del suo libro "Sbirri, maledetti eroi. Sorie di coraggio delle forze dell'ordine" pubblicato nelle Edizioni "paesi", Alexandre Del Valle intervista Stefano Piazza sulla situazione italiana in tema di terrorismo


Da mesi l'Italia non è solo un laboratorio di populismo e una nuova forma di governo anti-sistema destra-sinistra, incarnata dalla strana alleanza della Lega di Matteo Salvini e del Movimento a 5 stelle di Luigi di Maio, ma anche un paese con una grande esperienza sui fenomeni terroristici e sulla sicurezza pubblica che potrebbe essere d'ispirazione per altri. Ricordiamo, tuttavia, che tra le principali democrazie occidentali, l'Italia rimane il paese, l'unico paese, a non aver (ancora) subito attacchi terroristici islamici. Il «Bel Paese» ha sicuramente conosciuto gli «anni di piombo», ma lungi dal renderlo più vulnerabile, questa «esperienza» traumatica di terrorismo di estrema sinistra unita alla lotta contro la mafia ha permesso alla polizia per acquisire un'esperienza di intelligence unica in tema di sicurezza interna, di lotta al terrorismo e anti-sovversione. Alexandre del Valle affronta queste questioni con uno dei migliori esperti italo-svizzeri sulla sicurezza e sulle reti islamo-terroriste in Europa: Stefano Piazza, incontrato a margine di un simposio sulla sicurezza organizzato nell'Italia settentrionale in occasione dell'uscita del suo ultimo lavoro, con prefazione del ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini: Sbirri, Maledetti, Eroi (Edizioni Paesi).



Alexandre del Valle: Stefano Piazza, lei lavora nella sicurezza, ha appena pubblicato un'opera con prefazione di Matteo Salvini che conosce bene, pensa innanzitutto che quest'ultimo sia consapevole dei rischi del terrorismo a livello europeo e si dia i mezzi per combattere questo flagello in Italia con armi adeguate?


Stefano Piazza: Penso che il Ministro degli Interni della Repubblica Italiana, Matteo Salvini, è uno dei leader politici più lucidi e più pragmatici d'Europa in tema di terrorismo e immigrazione. Salvini è molto criticato dai suoi avversari politici, ma il decreto sicurezza (appena passato) sulla lotta al terrorismo contiene importanti misure efficaci, come ad esempio la revoca della cittadinanza italiana e l'espulsione nel paese di origine per coloro che minacciano la sicurezza dello stato. Osservo anche un «doppio standard»: quando proponiamo questo tipo di misura in Germania, in Belgio o in Olanda, va bene, ma quando Salvini lo difende, allora è un «fascista». Il che ovviamente è assurdo. Ma non è tutto, Matteo Salvini è stato persino criticato perché durante la sua visita in Israele, ha parlato di Hezbollah come di un «gruppo terrorista». Ovviamente, in Europa, non è più possibile chiamare gatto un gatto!


Deplora nel suo libro la «cultura anti-polizia» in Italia e sembra conoscere bene anche la Francia. Si tratta di un fenomeno europeo. Ne ha numeri ed esempi?


A mio parere, esiste un vero «partito transnazionale anti-polizia» che opera in tutta Europa. È basato su un'ideologia spesso nata nelle cerchie di estrema sinistra che descrive l'agente in divisa e il rappresentante dello stato come il nemico da combattere con tutte le sue forze. Questa ideologia trova un certo consenso nel mondo antagonista e anarchico-insurrezionalista, secondo il quale è molto utile traformare gli agenti in colpevoli ... Questo fenomeno colpisce tutta l'Europa e persino i paesi meno sospetti come la Svizzera, il mio paese (Piazza è svizzero-italiano). È sufficiente ricordare che su 774 casi di questo tipo di aggressioni nel 2000, siamo passati a quasi 3000 nel 2011, 3102 nel 2017 e 3200 nel 2018! Mi chiederà quindi giustamente: ma cosa fa la politica? Niente, semplicemente! Non agisce. Si aspetta che ci sia qualche vittima....


Esiste un rischio maggiore di terrorismo in Italia e quale pensa sia il prossimo bersaglio in Europa o nel Paese europeo più vulnerabile?


Finora, l'Italia è riuscita a evitare gli attacchi grazie al sistema di sicurezza dello stato, molto efficiente nel settore del terrorismo. Questi risultati non sono frutto del caso; i massacri della mafia, del terrorismo di destra e di sinistra che, per anni, hanno insanguinato l'Italia e ucciso dozzine di funzionari statali, hanno contribuito a perfezionare un metodo legislativo e investigativo che ora è usato nella lotta contro il terrorismo. Ma l'Italia non è protetta dal terrorismo islamico, anzi, dal 2015 ad oggi, 384 persone sono state espulse per «ragioni di sicurezza pubblica»; e dal primo gennaio ad oggi, 21 persone sono già state respinte dai confini italiani.


Credo inoltre che la Germania sia tra i paesi più esposti al pericolo di attentati, un paese in cui l'estremismo salafista continua a crescere. Questi i numeri: da 3.800 estremisti salafiti nel 2011, siamo arrivati a quasi 12.000 nel 2018, per non parlare dell'estremismo islamico turco, ad esempio, che non è certamente meno pericoloso. In Germania certamente vengono sventati molti attacchi (anche con armi chimiche) e operazioni antiterrorismo, ma è impossibile pensare che 30 anni di insensata politica sull'immigrazione e la mancanza di controllo delle cerchie islamiche possano trovare soluzione in pochi mesi. A mio avviso, l'ultimo grave colpo alla sicurezza tedesca è stato quello dgli 1,5 milioni di rifugiati accolti nel Paese durante la crisi siriana. I predicatori salafiti entrano nei centri di accoglienza dove fanno proselitismo, ma queste sono cose che si preferisce ignorare. Lo stesso vale in alcune parti di Berlino, per esempio, dove è in vigore la Sharia (legge islamica) ad opera degli immigrati ceceni ... In realtà, il senso di colpa per ciò che è accaduto durante la seconda guerra mondiale, nonostante tutti gli sforzi fatti dalla Germania per voltare pagina dopo gli orrori commessi, continua a pesare sulla coscienza nazionale. E gli estremisti sanno sempre molto bene come trasformare l'opinione pubblica a loro favore approfittando di questa cattiva coscienza ...


Perché non si parla mai del Nord Europa, che lei descrive come paesi in piena disintegrazione multiculturalista divorata dall'islamismo radicale?


Perché significherebbe ammettere la sconfitta del multiculturalismo spinto al culmine e soprattutto che non dobbiamo dirlo! Stiamo parlando di paesi che si auto-disintegrano sotto la pressione del politicamente corretto e dell'Islam, che è sempre alla ricerca di spazi. È un vero e proprio suicidio collettivo ed è sufficiente soggiornarvi come faccio regolarmente per i miei sondaggi per vedere di persona come è cambiato il panorama in Scandinavia. Questi paesi del nord sono ora pieni di quartieri in cui la polizia non può più penetrare; in Svezia, moschee e minareti crescono come funghi, e lo stesso vale per la Danimarca, la Norvegia e persino per la Finlandia. Il numero di combattenti stranieri molto spesso convertiti all'Islam e partiti da questi paesi per il « Siraq » (Iraq / Siria), è impressionante: dalla sola Svezia ne sono partiti 300 e circa 120 sono tornati, un centinaio dalla Norvegia, 80 dalla Finlandia e 180 dalla Danimarca. Infine, un altro esempio: pochi giorni fa in Norvegia, il rapper iraniano con passaporto norvegese, Kaveh Kholardi, che, durante una performance lo scorso giugno a Oslo si è rivolto al pubblico gridando «fottuti ebrei», è stato assolto da un giudice di Oslo «perché il suo atteggiamento non è da etichettare antisemita, ma una critica legittima delle politiche dello Stato di Israele»!

Alla fine tutto ciò era ed è voluto dai partiti di sinistra (socialisti e verdi) che hanno governato per decenni e permesso ai Fratelli Musulmani di occupare importanti ruoli politici e sociali. È una vera dissoluzione, e coloro che non lo ammettono mentono.


Qual è il ruolo dei Fratelli Musulmani in questo contesto e come affronta la questione dell'ibridazione tra terrorismo islamista e criminalità organizzata?


La forza dei Fratelli Musulmani è presentarsi con maniere gentili e termini accettabili - parlando di «rispetto, tolleranza e diritti umani» - anche se il loro vero volto è, al contrario, quello dell'intolleranza, dell'antisemitismo e del disprezzo per le donne e per la diversità. Questo è il vero volto dell'Islam politico, sempre in accanita ricerca di legittimità e spazio nella società. La sinistra europea e molti politici che definirei «molli» li considerano interlocutori credibili, ma in realtà difendono lupi travestiti da agnelli. Pensi ad esempio a Tariq Ramadan, che è stato a lungo consigliere dei leader europei, o a Tony Blair, che è stato raccomandato dall'inviato in Europa di Yūsuf al-Qaraḍāwī, Direttore del Consiglio europeo per la Fatwa e la ricerca. Non penso che si sia bisogno di aggiungere altro. In materia dell'ibridazione islamismo / delinquenza, come lei dice, l'Europa è particolarmente messa di fronte al problema delle bande criminali di trafficanti di droga, di esseri umani e di armi, in combutta con gruppi islamici radicali. Pensiamo alla Germania, alla Francia, al Belgio, ai Paesi Bassi, alla Gran Bretagna, dove l'Islam radicale e il crimine si sono talvolta fusi o convergono sulla base del traffico e dell'acquisto di armi. E che dire dei criminali che entrano in prigione come semplici criminali e che escono come feroci animali radicalizzati?


Può parlarci delle reti islamiste turche e di come Ankara ed Erdogan controllano i turchi d'Europa e i musulmani al fine di strumentalizzarli perché non si integrino?


Il regime di Ankara e il partito AKP turco controllano, attraverso la Presidenza degli Affari Religiosi (Diyanet Isleri Başkanlığı), tutte le attività dell'Islam turco in Europa, nettamente antisemita e contro ogni integrazione dei cittadini turchi, ai quali viene costantemente ricordato che devono rimanere separati dal resto della società.

Lo fanno attraverso gli imam inviati dal governo turco nelle moschee, ma questi religiosi sono contemporaneamente agenti MIT (Millî İstihbarat Teşkilâtı), vale a dire i servizi di intelligence turchi... In Germania in Svizzera e Austria, si registrano numerosi casi di gravi intimidazioni nei confronti di cittadini turchi che hanno partecipato, ad esempio, ad eventi in cui si discuteva del genocidio armeno. Gli uomini del MIT fanno la stessa cosa nelle università e ovunque si discutano argomenti che non soddisfano il «Sultano di Ankara». La DITIB (Türkisch-Islamischen Union der Anstalt für Religion), una sorta dell'Ufficio affari religiosi turco operante in Europa e guidato da Ankara, che controlla più di 900 moschee solo in Germania, in realtà agisce come il braccio armato di Erdogan in Europa. Lo stesso accade in Austria con l'Unione turca-islamica Atib, che conta 60 associazioni, 60 imam e 100.000 membri in Austria, Paesi Bassi, Belgio e, naturalmente, anche in Francia. Un altro braccio armato del regime di Ankara è Millî Görüş associazione islamica (Punto di vista nazionale in turco), fondata nel 1970 da Necmettin Erbakan, il mentore politico di Recep Tayyip Erdogan. Il Milli Görüş ha circa 87.000 membri in Europa, ma i suoi sostenitori sono molto più numerosi, almeno 500.000. Il movimento controlla 514 moschee, 313 sale di preghiera e diverse scuole islamiche in Europa. Solo in Germania, circa 70.000 bambini studiano i testi del Corano durante le lezioni impartite dagli insegnanti di questa organizzazione, che, in questo paese in particolare, è in costante aumento. Sempre in Germania, almeno 20 000 giovani di origine turca trascorrono le loro vacanze estive nei campi della filiale tedesca di Milli Görüş del IGMG (Islamische Gemeinde Milli Görüs). Ogni partecipante paga un totale di 350 euro per alloggio, pasti ed escursioni, il resto è a carico dell'organizzazione. L'IGMG organizza inoltre importanti eventi come «giornate porte-aperte» nelle moschee o concorsi relativi al Corano.


Anche in Francia il movimento mira ad espandersi, ed è per questo che ogni anno apre nuove moschee, ripristina quelle per cui occorre, organizza iniziative in collaborazione con i Fratelli Musulmani, movimento con il quale presenta forti affinità storiche. Oltre che a Strasburgo e in Alsazia, l'organizzazione Milli Görüş è presente anche a Haguenau, Metz, Neufchâteau, Morhange, Saint-Avold, Saverne Niederhaslach. L'obiettivo è partire da questa regione per riprodurre in Francia i numeri ottenuti in Germania, tenere a bada la «concorrenza» dell'Arabia Saudita e del Qatar e, in futuro, di istituire nuovi paesi dove la presenza di cittadini turchi è già numerosa: Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia, Belgio, Svizzera e, ovviamente, in Italia. Ma tutto ciò non è sufficiente per il Diyanet e i suoi maestri di Ankara: il loro prossimo passo è riuscire a far eleggere il maggior numero di cittadini turchi nelle istituzioni europee per diffondere su scala ancora più grande la «parola dell' AKP sul Vecchio Continente». Penso che tutto ciò non possa che spaventarci.


Ci parli infine del fallito attentato di Milano, che per poco non è costato la vita a 50 bambini in ostaggio, commesso da un «terrorista immigrationista» il naturalizzato italiano franco-senegalese Ousseynou Sy, riuscito a diventare autista di scuolabus nonostante le condanne per pedofilia e precedenti penali, che ha rapito i bambini e stava per bruciarli vivi in ​​nome dei «migranti» morti nel Mediterraneo ... è vero che i media e la sinistra di Oltr'Alpe ha presentato in modo indulgente questo terrorista pro-migranti col pretesto che la sua causa era «umanitaria»? Una nuova forma di «terrorismo umanitario-immigrazionista» è dunque emersa con Sy?


Prima di tutto, dobbiamo ringraziare i carabinieri italiani per il lavoro svolto in condizioni particolarmente difficili. Inoltre, non so se possa nascere un nuovo tipo di terrorismo «immigrazionista», ma una cosa è certa: chi può garantirci che altri non faranno la stessa cosa di Ousseynou Sy «per spirito di emulazione»? Per quanto riguarda i media italiani, hanno reagito schizofrenicamente a questo caso. C'è chi ha raccontato i fatti nel senso che: un cittadino italiano di origine senegalese, con precedenti penali per abuso sessuale di minori e guida sotto l'influenza dell'alcool ma diventato autista, ha preso in ostaggio uno scuolabus e ha minacciato di bruciarlo cospargendo di benzina l'autobus con a bordo i 51 bambini e i loro insegnanti. Poi ci sono quelli che hanno parlato di «incidente stradale» senza mensionare i fatti, o che hanno evitato di riportare ciò che ha detto Ousseynou Sy. In effetti l'autista senegalese che ha rapito 51 ragazzi minacciando di ucciderli dando fuoco al veicolo, ha dichiaraato di voler fare un «gesto clamoroso per denunciare la morte dei migranti in mare »... Il dibattito intorno a questo fatto è davvero insostenibile perché, invece di accusare il «terrorista umanitario senegalese e revocargli immediatamente la nazionalità italiana», gli ambienti immigrazionisti hanno strumentalizzato gli interventi risolutivi di due ragazzi (estracomunitari) che hanno allertato i Carabinieri per rimettere sul tappeto la questione dello «IUS SOLI» e fare in primo luogo propaganda in televisione in prima serata contro Matteo Salvini. Si tratta di una sorta di isteria collettiva. Penso che chi vuole combattere Matteo Salvini dovrebbe farlo con le armi della politica, con idee e programmi e non demonizzandolo come è stato fatto per anni contro Silvio Berlusconi. - Fonte

[Traduzione a cura di Maria Guarini]

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