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I musulmani: prime vittime del Terrorismo islamico

Dopo le stragi accadute in Afghanistan, Mauritania, Somalia, Irak, Pakistan questi ultimi giorni e queste ultime settimane, occorre fare un bilancio della guerra al terrorismo islamico non solo in Occidente, ma anche nei paesi musulmani stessi.

In Europa, molti attentati islamici sono stati scongiurati grazie alla cooperazione, dal 2001, delle polizie europee e da tantissime misure di sicurezza nei luoghi pubblici e negli aeroporti che hanno cambiato la vita quotidiana sempre più contrallata dei cittadini europei. Li, i fanatici terroristi di Al Qaïda e altri gruppi islamikazi uccidono quotidianamente i loro fratelli in Islam, il loro popolo, senza che questo susciti una reazione collettiva di indignazione sia nel seno delle società islamiche o complice o rassegnate, sia nell'Occidente pavido. Stranamente, gli stessi occidentali o le stesse popolazioni arabe che chiedono giustizia e accusano l'America e Israele di perseguire o "genocidare" le vittime innocenti palestinesi, afghane o irachene, non sembrano cosi indignate dalle tante più numerose vittime innocenti arabe e musulmane sgozzate e sacrificate dai loro coreligionari musulmani assettati di sangue e decisi ad eliminare tutti quelli che non condividono le loro concezioni salafiste, arretrate e oscurantiste dell'islam, della politica e della vita. Infatti, dall'11 settembre, dagli interventi americani e occidentali in Afghanistan (2001) e in Irak (2003), le bandiere dell'arcobaleno sono state brandite dappertutto in Italia ed altrove, e millioni di giovani "pacifisti" hanno sfilato nelle stradi di tutte le capitali europee e mondiali, in segno di solidarietà con le masse arabo-islamiche arrabbiate contro i "giudeo-crociati" occidentali ebrei e cristiani (Al yahud waàl Salibiyun"). I pacifisti, gli altermondialisti e gli antisionisti o anti-imperialiti di ogni luogo paragonano i morti in Irak o in Afghanistan alle vittime palestinesi ammazzate dal cosidetto principale responsabile dell'esplosione del mondo islamico assieme al "grande Satana" americano: Israele. A volte, questi buonisti anti-guerra che protestano in milioni per le strade contro le occupazioni dell'Irak, dell'Afghanistan e d'Israele, non sfilano mai contro le vittime musulmane dei fanatici islamici sia nei paesi "occupati" che nei paesi musulmani liberi e sovrani come l'Iran, l'Algeria, la Libia, il Yemen, il Sudan, ecc. Stranamente, mentre in Europa ci sono sempre più voci ad alzare il tono, a fare mea culpa e denunciare gli errori o le "ingiustizie" dell'Occidente, a volte più Papiste del Papa, pochissime voci dell'Islam si sono elevate per denunciare i carnefici maomettani che ammazzano tutti i giorni, e in numeri ben più importanti, i loro fratelli, le proprie moschee, i propri dirigenti musulmani, i propri poliziotti, le proprie mamme e i propri bambini musulmani innocenti, senza dimenticare i propri Iman. Cominciamo dal Sudan, dove sono stati già ammazzati dalle legioni islamiste-arabe Giangiawid legate al regime islamista-militare di Al Bechir, più di 350 000 musulmani del Darfour e di altre zone del Sudan dell'Overt e dell'Este (Nuba, Begia, ecc) (dal 2000 in poi). Poi, in Algeria, dagli anni 1988-1989, i musulmani algerini che criticano all'ONU o nelle nostre democrazie la cosidetta "islamofobia" europea a proposito delle vignette o delle "persecuzioni" dei loro "fratelli arabi in Irak o in Palestina, non protestano mai cosi apertamente e fortemente contro i crimini di massa commessi dai loro fratelli musulmani del Governo dittatoriale algerino che ha liberato in nome della "Concorde civile", ben 3000 taglia gola del GIA, o del ramo algerino di Al Qaida Maghreb Islamico (AKMI), composto di ex-veterani dell'Afganistan e del GIA o del FIS, che hanno sgozzato secondo lo stesso presidente algerino Buteflika, 200 000 vittime musulmani, fra cui una maggioranza di civili, donne, senza risparmiare ne i bambini, ne gli anziani, ne i credenti, ne le donne incite e neppure gli stessi Imam. Se facciamo adesso il bilancio della situazione nelle regioni chiavi di Al Qaida e del Jihad contro i "Giudeo-crociati" occidentali, principalmente anglosassoni, notiamo che gli attentati commessi in Irak, in Pakistan, in India (a causa del Cashmir), in Afghanistan contro gli stessi musulmani e sempre di più tra i sedicenti "partigiani" musulmani radicali, sono aumentati in proporzione aberrante dal 2003 e anche negli ultimi mesi, malgrado l'arrivo del nuovo presidente americano democrata che promette la pace e annuncia il ritiro delle truppe americane, e senza che i pacifisti d'Europa o le vittime musulmane reagiscano o manifestassero in nessuna parte la loro leggendaria capacità di indignazione in verità a senso unico. Infatti, dal 2003, gli attacchi dopo l'invasione dell'Iraq hanno provocato la morte di almeno 30 000 musulmani, sciiti e sunniti. Solo nel 2004, ci sono stati 455 attacchi islamici in questi due paesi. Nel 2005, 30 attacchi suicidi in Afghanistan, e 15 nelle aree tribali del Pakistan. Nel 2006:145 attentati suicidi in Afghanistan e nelle aree tribali del Pakistan; 700 nel 2007.. Tra il 2008 e il 2010, più di 3500 musulmani sono stati uccisi in Irak e in Afghanistan. ... Senza parlare dell'Iran, del Sudan, dell'Indonesia, dell'Africa in generale e di Gaza, dove i musulmani sono ammazzati e perseguitati dagli islamici di Hamas, i loro coreligionari anti-israeliani e antisionisti... Questi morti non sembrano interessare ne le autorità arabo-islamiche che deplorano sempre i morti musulmani iracheni, afgani o palestinesi, ne le autorità morali buoniste o pacifiste occidentali. Pero' se Israele avesse commesso nello stesso tempo un decimo o anche un centesimo di questi crimini, se per difendere la sua sicurezza o in rappresaglie ai continui attentati perpetrati dallo Hezbollah o Hamas, l'esercito israeliano ammazza per sfortuna uno o parecchi militanti islamisti palestinesi o anche un innocente civile che si trova nei rifugi di Hamas o Hezbollah, come avvenne durante le guerre del 2006 contro Hezbollah o durante l'intervento a Gaza contro Hamas nel 2008-2009, allora li si riuniscono tutti gli Stati membri della Lega araba, dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OCI) e anche dell'ONU. Mentre Israele o l'America hanno sempre torto, pure quando vogliono mettere fuori i protagonisti del terrore, i carnefici islamici totalitari di Hamas, Al Qaïda, Hezbollah, Lachkar I Taiba o anche i Pasdaran dell'Iran scita o i "Resistenti" salafisti iracheni o talebani afghani possono invece ammazzare nell'indifferenza generale i loro coreligionari musulmani. Come se la vittima interessasse solo quando sarebbe ammazzata dai non-musulmani e come se la vita umana avrebbe un valore solo in funzione di chi l'ammazza o lo risparmia. Questa selezione fra le vittime significa in verità che il vero razzismo - perchè di razzismo si parla sempre - sta nelle indignazioni selettive di quelli che non si preoccupano mai del fatto, indiscutibile, che le prime vittime della barbarie islamista radicale sono i musulmani stessi. E che le prime vittime dell'ideologia del terrore islamico permesso anche dai testi fondatori dell'Islam e dalla vita stessa di Mahometo, sono i musulmani, credenti o non credenti. Da li, e dal fatto che non si osa incriminare le radici teologiche e coraniche dell'ideologia della morte del Jihad, nasce il tabù che impedisce di parlare delle vittime principali del totalitarismo islamista: i musulmani. *Alexandre del Valle, geopolitologo, è l'autore di, Rossi ,Neri, Verdi, libro pubblicato in Italia il 19 novembre 2009 con la prefazone di Magdi Cristiano Allam (Edizioni Lindau, Torino).

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